14.03.2023

Terremoto in Turchia: il peso dei condoni edilizi di Erdogan

Un mese dopo il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria, il bilancio delle vittime è arrivato a 50 mila e si stimano mezzo milione di sfollati. Sebbene la forza delle scosse (7.8 della scala Richter) avrebbe messo a dura prova qualsiasi paese del mondo, la devastazione che ne è seguita in termini di danni strutturali agli edifici e perdita di vite umane non è dipesa solo dal sisma.

Nel volgere di pochi giorni, infatti, il vicepresidente turco Fuat Oktay ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per indagare quanto gli abusi edilizi fossero connessi agli ingenti crolli dei palazzi della provincia di Kahramanmaras. Ben 116 professionisti attivi nel campo delle costruzioni sono stati arrestati con l’accusa di aver violato le norme antisismiche vigenti nel paese e 600 tra costruttori, architetti e ingegneri risultano indagati, stando alle ultime dichiarazioni del Ministro della Giustizia Bekir Bozdag.

Tuttavia, molti puntano il dito contro lo sviluppo urbanistico incontrollato che le autorità turche hanno permesso fin dalla metà del secolo scorso. Le normative urbanistiche mirate all’adeguamento degli edifici al rischio sismico approvate dopo il precedente terremoto del 1999 sarebbero state scarsamente applicate e i fondi stanziati per la ricostruzione utilizzati per incentivare la crescita economica del paese a discapito della sicurezza della popolazione.

Fondamentale, il ruolo del governo di Erdogan che, con una costante politica di condoni edilizi, merce di scambio per il sostegno elettorale e per fare cassa, si è reso complice dell'immensa tragedia. L’ultimo condono, nel 2018, ha di fatto portato allo Stato 3 miliardi di dollari, ma ha anche sanato migliaia di edifici costruiti senza regole, con materiali scadenti e in spregio alle norme di sicurezza. Una scelta che, oggi, il Paese sta pagando a un prezzo altissimo.