14.03.2024

Animali sotto scacco

14/3/2024 -

Il commercio illegale di fauna e flora, a livello globale, è stimato al quarto posto dopo il traffico di armi, droga ed esserti umani. Un dato allarmante, che vede i Paesi dell’Unione Europea tra i più interessati al fenomeno di commercio illegale di specie selvatiche e prodotti derivati; in particolare, i dati del 2020 documentano 3.977 casi di traffici illeciti (TRAFFIC, 2021).  
 
Anche in Italia la situazione non è rassicurante. Tra i reati ambientali, quelli a danno degli animali rappresentano, come numero, il secondo settore dei crimini verso l’ambiente.  
Stando ai numeri, raccolti nel Rapporto Ecomafia 2023, i dati verbalizzati nel 2022 dalle Forze di Polizia e dalle Capitanerie di porto sono drammatici: si parla di 6.481 reati ossia il 21,2% dei reati ambientali, 5.486 persone denunciate, 1.862 arresti e 12 arresti. Nonostante il dato sia di per sé già preoccupante, bisogna considerare che la normativa nazionale non permette di scovare in maniera diretta e d efficiente le irregolarità; infatti, la linea di demarcazione tra commercio legale e traffico illecito di animali selvatici al momento non è  ben delineata.  

L’inadeguatezza delle normative nazionale degli atti regolamentari regionali e il basso costo della manovalanza rendono queste attività particolarmente accessibili, fruttuose e quindi praticate. Tanto che, rispetto all’anno precedente, c’è stata una crescita complessiva del 4,3% di reati accertati, del 7,6 delle persone denunciate e del 200% degli arresti.  
 
Sul triste podio del numero di reati a danno della fauna selvatica si trovano la Sicilia (797), seguita dal Lazio (694) e la Puglia (669). Le provincie maggiormente interessate sono Roma (589 reati), Bari (521 reati) e Genova (493 reati). Per quanto riguarda gli illeciti amministrativi, in totale dal 2021 al 2022 c’è stato un incremento del 9,4%, da 15023 a 16440. Anche stavolta il primo posto è occupato dalla Sicilia (1759 illeciti), seguita dalla Puglia (1575) e dalla Toscana (1463). Le provincie più interessate sono quelle di Bari (916), Reggio Calabria (800) e Roma (794).  

La pratica più diffusa in merito di delitti contro gli animali è il bracconaggio. In particolare, quello che alimenta il mercato illegale dell’avifauna, assicurando alle singole organizzazioni giri d’affari per decine di milioni di euro l’anno. Il Rapporto registra il sequestro di 2.500 uccelli vivi, 104 denunce e 44 sanzioni per un valore di 32.000 euro. Le specie maggiormente colpite sono quelle protette, come cardellini, lucherini, frosoni, verdoni, allodole e tordi. 

Proprio per contrastare tale fenomeno, ogni le Forze dell’ordine anno svolgono diverse operazioni antibracconaggio, che interessano luoghi, ormai tristemente noti, per tale tipo di attività economica illecita. Questi territori a partire dal 2017 hanno assunto il nome di “Black Spot” del bracconaggio. Tra questi dal Rapporto Ecomafia 2023 emergono: il Delta del Po, le Coste e zone umide pugliesi, la Sardegna meridionale, le coste pontino-campane, lo Stretto di Messina e le Prealpi lombardo-venete.  

Purtroppo, la legislazione non è ancora sufficientemente coerente per la lotta a tali forme di illegalità. Sebbene nel 2022 ci sia stata una modifica della Carta costituzionale, per cui la Costituzione, all’articolo 9, ha dato il pieno potere allo Stato il legiferare per la tutela degli animali. Un ulteriore impulso è arrivato dalla nuova direttiva europea contro i crimini ambientali che introduce nuovi reati a tutela della fauna selvatica e contro il commercio delle specie protette, con sanzioni che dovranno superare, nei casi più gravi, i 3 anni di reclusione. 

Proprio per questo Legambiente ha chiesto al Governo e al Parlamento italiano di introdurre, nel rispetto della Costituzione e del diritto internazionale, importanti delitti a danno degli animali del Titolo VI-bis del Codice penale, proprio con l’obiettivo di migliorare la tutela animale e porre fine a una tipologia di crimine ambientale largamente diffusa.