Ciclo illegale del cemento
Secondo il rapporto Ecomafia 2024, il ciclo illegale del cemento è un fenomeno che continua a rappresentare una delle principali forme di illegalità ambientale in Italia. Nel 2023, i reati accertati in questo settore sono stati 13.008, segnando un aumento del 6,5% rispetto all'anno precedente e rappresentando il 36,7% degli ecoreati complessivi. L’abusivismo edilizio è al centro di questa attività illecita, con la costruzione di edifici senza autorizzazioni, spesso in aree vincolate o ad alto rischio idrogeologico e sismico.
Le indagini hanno portato alla denuncia di 14.500 persone, con 16 arresti e 1.769 sequestri penali. Gli illeciti amministrativi, 22.412 in totale, hanno comportato sanzioni per un valore superiore a 48 milioni di euro. Le regioni più colpite da questo fenomeno sono quelle del Sud Italia, dove si concentrano storicamente le attività della criminalità organizzata. Campania, Puglia, Calabria e Sicilia da sole rappresentano il 42,9% dei reati complessivi legati al cemento illegale. La Campania si conferma al primo posto per numero di reati, con quasi il 15% del totale nazionale, seguita dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Calabria. A livello provinciale, Napoli, Avellino e Salerno risultano tra le aree con il maggior numero di infrazioni.
L’abusivismo edilizio è una piaga che blocca lo sviluppo sostenibile e mette a rischio la tutela del paesaggio italiano. Molti edifici costruiti illegalmente restano ancora in piedi, nonostante le ordinanze di demolizione. Questo problema è aggravato dall’inerzia amministrativa e da politiche che, anziché scoraggiare gli illeciti, talvolta avanzano proposte di nuovi condoni edilizi. Tuttavia, ci sono esempi virtuosi come quello del Comune di Carini, in provincia di Palermo, dove è in corso una campagna sistematica di demolizioni e riqualificazione urbana, volta a restituire le coste alla cittadinanza e a ripristinare la legalità.
Le località costiere e insulari italiane sono particolarmente vulnerabili. Ischia, l’Isola d’Elba e la Penisola Sorrentina sono solo alcune delle aree in cui si registrano costruzioni abusive in spregio ai vincoli ambientali e paesaggistici. Episodi come la demolizione del Palazzo Mangeruca in Calabria, un imponente edificio abbattuto con l’esplosivo per il suo devastante impatto sul territorio, dimostrano che interventi risolutivi sono possibili, anche se ancora troppo rari.
Le demolizioni degli immobili abusivi rimangono uno degli aspetti più critici. Dal 2004, solo il 15% degli edifici con ordinanze di demolizione è stato effettivamente abbattuto. La Sicilia, con il 19,2%, registra una percentuale di demolizioni superiore alla media nazionale, ma la Calabria si distingue negativamente con appena il 9,6%. Questo ritardo è attribuibile sia all’inerzia delle amministrazioni locali, sia alla difficoltà di accedere ai fondi necessari per le operazioni.
In conclusione, il ciclo illegale del cemento resta una sfida complessa per l’Italia. Pur esistendo strumenti legislativi e finanziari per contrastarlo, la volontà politica e la capacità amministrativa spesso non sono sufficienti a garantire un’azione efficace. L’impatto di questa forma di criminalità ambientale è devastante, compromettendo la bellezza dei territori, la legalità e il benessere delle comunità locali. Nonostante alcuni segnali di cambiamento, il problema richiede un intervento più incisivo e sistematico per essere definitivamente affrontato.