Sono migliaia i produttori che subiscono il controllo delle cosche, attraverso minacce, soprusi ed estorsioni, soprattutto nelle regioni meridionali. Quello rurale, poi, è un mondo in cui vige ancora molto forte l’omertà rispetto a questo tipo di illegalità, come conferma il silenzio sull’abigeato.
Le famiglie criminali hanno da tempo le mani sui mercati ortofrutticoli più importanti del Paese. Numerose inchieste hanno smascherato la presenza di ‘ndrine, camorristi e mafia all’interno dei grandi mercati di Milano, di Fondi nel basso Lazio, di Vittoria e nelle regioni del Sud, dove i boss comandano indisturbati.
La presenza criminale è forte anche nella commercializzazione di alcune produzioni tipiche pregiate, a cominciare dall’olio di oliva, passando dal parmigiano reggiano alla mozzarella di bufala, dal pomodoro al vino, spesso utilizzando l’imbroglio del “falso Made in Italy” o del cosiddetto “Italian sounding” per conquistare importanti fette del mercato internazionale.
Fonte: elaborazione Legambiente su dati del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari Carabinieri (Cufa), Comando Carabinieri per la tutela della salute, Comando Carabinieri politiche agricole, Comando Carabinieri tutela del lavoro, Guardia di finanza, Capitanerie di porto, Corpi forestali delle regioni a statuto speciale, Polizia di stato e Icqrf – Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (2021).